La storia della Chiesa
La chiesa di Santa Maria formosa fu, Secondo la tradizione, una delle prime otto che sorsero nella laguna veneta. Ed anch’essa, come gli altri, venne fondata dal santo vescovo Magno, quando egli fuggì da Oderzo con i suoi fedeli, intolleranti delle barbarie e dell’arianesimo longobardo.
Al santo vescovo la vergine Maria, apparsa in figura di bellissima matrona, avrebbe ordinato di erigerle un tempio laddove egli avesse veduto fermarsi una nuvola bianca. Il vescovo Magno, a Venezia tra il 638 ed il 670 (data della sua morte), con l’aiuto della famiglia Tribuno, compiva nell’anno 639 il voto, dedicando il nuovo tempio a Maria, cui fu aggiunto l’attributo di”formosa” in ricordo della splendida visione.
L’Origo (secolo IX) a pag.143 dice: “ad honorem Sancte Dei Genitricis Semperque Virginis Mariae quae Formosa ecclesia appellatur”.
Molto probabilmente la chiesa all’inizio dovette essere una semplice capanna fatta di tavole e di fango, coperte di paglia. Si voleva che fosse la prima ad essere dedicata alla Vergine Madre di Dio nelle isole di Rivoalto, dando così inizio al culto di Maria a Venezia. Nell’842, sarebbe stata riedificata da Giovanni Sanudo. Venne in seguito ricostruita dopo il gravissimo incendio sviluppatosi 5 aprile 1106, che arse buona parte della città, allora facile al fuoco perché costruita nella maggior parte in legno. Tale incendio devastò 24 chiese e le case circostanti dal monastero di San Lorenzo a San Niccolò dei Mendicoli, bruciando anche la basilica di San Marco ed il Palazzo Ducale.
La chiesa era matrice e collegiata, cioè poteva amministrare i sacramenti anche per le circoscrizioni parrocchiali di San Provolo, San Giovanni in Oleo, San Lio, Santa Marina, Santa Maria Nova, San Giovanni Crisostomo, SS. Apostoli, Santa Sofia e San Felice ed aveva un collegio presbiterale.
Creatasi l’esigenza di una nuova ricostruzione nel 1175 fu incaricato Paolo Barbetta da Oderzo, la cui famiglia si era stabilita in parrocchia, a innalzare la nuova chiesa. L’edificio riprendeva il disegno a croce greca della basilica di San Marco che veniva innalzato per la prima volta in muratura. Il campanile fu eretto staccato dalla chiesa, a poca distanza dalla facciata, forse collegato ad essa da un portico, dove si facevano seppellire parroci, sacerdoti e parrocchiani.
Nella seconda metà del 15º secolo, l’antica struttura dava gravi segni di deperimento, per cui si decise la rifabbrica grazie soprattutto al munifico contributo del parrocchiano Andrea Bragadin. Il Pievano e il capitolo diedero l’incarico a Mauro Codussi (1440-1504), il 15 novembre 1491, di estenderne il progetto. La prima pietra fu posta il 1 giugno del 1492. Il Codussi ideò la nuova chiesa, innestandosi e ampliando il precedente perimetro, con un impianto architettonico allora nuovo per Venezia, che si rifaceva alle esperienze toscane. Alla morte di Mauro Condussi, la Chiesa doveva ancora essere terminata, ma nel 1500 era mancante solo della cupola, come lo dimostra la pianta di Jacopo de’ Barbari.
La facciata principale, verso il canale, Venne edificata nel 1542, nello stile del Sansovino, per concorso della famiglia Cappello. In memoria di Vincenzo capitano de mar. La stessa nobile famiglia, all’inizio del seicento, Pose mano alla facciata prospiciente il campo per commemorare altri suoi membri.
Il 17 aprile 1688, un violento terremoto scosse la città, facendo precipitare la cupola. Essa venne di nuovo innalzata per il mecenatismo di un facoltoso commerciante: Turrino Tononi. La cupola ricostruita su un alto tamburo ottagonale ne seguiva il disegno: furono anche rinforzate le pareti perimetrali della chiesa, chiudendo tutte le finestre circolari della navata e del transetto.
Agli inizi del secolo XIX, I confini della parrocchia si ampliarono inglobando le aree di quella di San Lio e Santa Marina, che venne soppressa nel 1808 e demolita nel 1821. Nel 1840 il parroco Don Bartolomeo Cecchini fece aprire nelle pareti del tamburo della cupola Quattro finestre, per consentire una maggiore illuminazione dell’interno. Veneri fatto il pavimento portandolo all’altezza di quello delle due navatelle, eliminando così numerose tombe. Il pavimento venne realizzato da Antonio Busetto, a rombi concentrici, con riquadri in marmo bianco d’Istria e rosso di Verona.
La sera del 9 agosto 1916, alle 21.00, una squadra di idrovolanti austriaci colpi con una serie di bombe incendiarie la chiesa, causandone la distruzione del tetto, della cupola e dell’organo, della tela del Segala e delle tele del Lazzarini. Sotto la guida dell’Ingegner Scolari venne rifatto il tetto e la cupola, come fosse l’aveva ideata il Condussi, senza tamburo, circolare ed emergente sopra l’incrocio dei transetti. Vennero riaperte le 10 finestre circolari nel perimetro alto della navata centrale, gemme di luce.
La facciata principale, verso il canale è tutta in pietra d’Istria, Comprende il solo corpo centrale della chiesa, È tripartita da quattro accentuate lesene poste su alti basamenti e termina con un timpano a capanna. La porta reca gli stipiti in marmo greco del precedente edificio mentre due colonne ioniche sorreggono l’urna e la statua del Cappello.